Dunque dunque.
Il difficile di questo resoconto è riordinare le mille idee e le cose da dire che ho in testa, ma se non lo faccio ora, a caldo, rischio di perdere tutto il bello dell’emozione che ancora mi porto dentro.
La mia buona regola di arrivare sempre con largo anticipo rispetto gli orari canonici mi ha premiato ancora una volta. Sono giusto le sette di sera quando arrivo a Barberini e vista la bella giornata ne approfitto per scattare qualche foto in giro per la città. Però il richiamo del Sistina è troppo forte e vado là anche se so che è tremendamente presto. Immortalo l’esterno del teatro, con quell’insegna e quelle locandine che non avrei mai pensato di poter vedere dal vivo, tanto ero rassegnata all’idea che uno spettacolo del genere, con un protagonista di tal calibro, non lo avrei mai potuto vedere nemmeno nei miei sogni. Invece no, è una bella realtà. Che però si scontra presto con la dura realtà: il mio stomaco brontola e giusto accanto al Sistina c’è un piccolo locale dove rifocillarsi. Vuoto, tranne che per un tavolino, a cui trovo seduti Judas, Caifa ed alcuni dell’orchestra. Notano che li ho notati (ho strabuzzato gli occhi come un pesce lesso), ma cerco di mettermi a mangiare nell’angolino più lontano possibile per non disturbarli. Sono sempre la solita timida, ma soprattutto rispettosa, specie se si sta mangiando.
Bando alle ciance, il tempo passa ed alle otto mi siedo comoda al foyer mentre ancora la gente latita e mi godo il sonud check. La prima voce che sento mi è sconosciuta, ma il brano no: sta cantando Pilato. Pochi attimi, ma è stata una bella sorpresa e così la curiosità di vedere e sentire Cris…tian (
) dal vivo aumenta. Un attimo di silenzio e posso solo immaginare l’avvicendarsi degli artisti sul palcoscenico mentre provano, quando di punto in bianco irrompono un paio di acuti direttamente da Gethsemane. Roba da pelle d’oca e da groppo in gola… ed io a fine spettacolo come ci arrivo viva?
Il Sistina è pieno come non l’avevo mai visto, sia perché si è alla penultima replica, sia perché un bel gruppetto piuttosto nutrito è giunto appositamente per Cristian.
Il mio posto in prima fila mi lascia senza fiato: laterale, sì e piuttosto sotto il palco, ma diamine, quant’è bello poter guardare le espressioni degli artisti senza strabuzzare gli occhi! Talpa sono e talpa resto, purtroppo, per me stare davanti mi è proprio essenziale. Ed infatti ho potuto notare espressioni che nelle precedenti due repliche non avevo visto così bene… anche espressioni che non avrebbero dovuto esserci, ma questo lo racconto al momento giusto.
Parte l’orchestra, si muovono i ballerini, entra Jesus e poi inizia Judas. Feysal è sempre più bravo, da aprile ad adesso è cresciuto in maniera esponenziale e se contiamo che ha solo 23 anni e nessuna precedente esperienza del genere alle spalle… beh, tanto di cappello grande come una casa. Ieri sera ho assistito ad un Judas più rabbioso rispetto le altre volte ma al momento di “On thursday night you'll find him where you want him far from the crowds in the Garden of Gethsemane” si getta in un singulto strozzato così intenso come non era mai stato. Dopo Ted, la maggior parte degli applausi a scena aperta sono stati per lui e ben a ragione.
Hannah e Caifa bravi come al solito, così come Simone/Pietro, mentre la Maddalena ancora non mi convince, se non al momento di “Could we start again please”. Sarà che “I don't know how to love him” ormai è inflazionato come brano e l’ho sentito in tutte le salse, ma mi ha lasciata indifferente.
E passiamo a Pilato.
Ohi, bravo, non c’è che dire. L’esperienza che ha Cristian si sente tutta, ad iniziare da “Il sogno di Pilato” e qui devo ringraziare il mio posticino laterale, perché sono riuscita a vedere bene quando s’apposta sulla pedana girevole per entrare e quando alla fine esce. E pensare che ha provato solamente venerdì – così ha raccontato a fine spettacolo – era un po’ teso per il poco tempo che ha avuto per calarsi nei panni, ma in tutti i suoi brani c’è riuscito molto egregiamente. Voce potente, bella e gestualità molto marcata, con un continuo giocherellare con il mantello (per trastullo prima, per la tensione poi davanti agli accusatori), fino alle espressioni incredule davanti alla richiesta di crocifissione per Gesù. Il momento in cui si china sul povero flagellato per raccoglierlo tra le braccia è stato fatto con una delicatezza tale che all’altro Pilato non avevo visto.
Cristian promosso a pieni voti.
Ed alla fine lui, Ted.
Sempre e solo l’anima dello spettacolo.
Però…
Il Ted di ieri sera non è stato un Jesus al top, proprio no. Nel primo atto si è trattenuto tantissimo, eccetto che in un paio di punti durante la cacciata dei mercanti dal Tempio, ma nel resto dei brani ha cercato di prendere note più basse rispetto quelle cui siamo abituati. Ha fatto parecchie variazioni sul tema, non so se per suo vezzo o se proprio per risparmiare la voce, ma in “ Strange thing mystifying” ha proprio sbagliato in maniera abbastanza evidente, riuscendo a correggersi grazie all’esperienza ed alla bravura. Forse è la stanchezza, non so, ma l’impressione che ho avuto per tutto il primo atto è che le aspettative collettive per Gethsemane abbiano messo un po’ di pressione, eppure come potrebbe essere, con tutte le centinaia di volte in cui l'ha fatto? Ma me lo conferma proprio il brano in questione: perfetto, assolutamente perfetto, con quell’acuto che ben gli conosciamo che si protrae così bene ed a lungo da meritargli la solita standing ovation. La chiacchierata con Ted mi dà però la certezza finale: sta giù di voce, lo dice lui stesso.
C’è stato un piccolo momento critico durante l’ultima cena. Gesù dovrebbe passare il vino e spezzare il pane, ma qualcosa non va. Il pane non si spezza! Fa fatica a dividerlo in due, ci prova e riprova un paio di volte ed uno degli apostoli viene tentato di allungare la mano per aiutarlo, ma Ted lo ferma con un cenno e con un’occhiata piuttosto eloquente. Intanto la canzone va avanti e Ted e l’orchestra si sono intesi a meraviglia per rallentarla un attimo, fino a quando il pane viene diviso e lui finalmente può cantare “This is my body you eat, If you would remember me when you eat and drink”. Questi sono gli attimi in cui mi sento male io per coloro che stanno sul palcoscenico!
Il resto è filato via tutto liscio, spettacolare come al solito.
Per chi avesse avuto dei dubbi, ho chiesto direttamente al titolare in questione: la scena della crocifissione la fa lui. Il cambio d’abito è veloce, in realtà la parte più difficile è passare dalla serenità della camminata in platea, al cambio d’abito, agli ultimi attimi d’agonia sulla croce.
Finisco qui la prima parte, più tardi in giornata arriva la seconda, con il post spettacolo.