E arriva la seconda parte, il dopo spettacolo.
Per chi non lo sapesse, per poter salutare Ted hanno ideato la faccenda dei numerini, tipo quelli del supermercato per intenderci. Ma quasi tutti lo sanno e la corsa alla postazione-Fabrizio (un sant’uomo!) è frenetica ed ai limiti della correttezza. Ci sono persone che non hanno atteso il reprise finale per andarsi ad appostare nel luogo interessato alla distribuzione.
Ora, posso capire la smania di poter salutare Ted, posso capire chi viene da lontano, ma si sono persi dei bellissimi momenti di canto e ballo sul palcoscenico. Bah…
Riesco ad ottenere un tranquillo numero 16, con Fabrizio che butta tutti fuori dai foyer assicurando che Ted sarebbe uscito intorno a mezzanotte ed un quarto. Poco male, il giorno dopo è domenica ed io posso sempre chiamare un taxi per rientrare, non smanio, ma al tempo stesso impreco contro l’idea di essermi messa i tacchi, ahia.
Il tempo passa ed escono i ragazzi. Cristian è subito accerchiato da un nutritissimo gruppo di fan scatenate che gli intona “Romagna mia”; non so il perché del brano, ma è stato comunque divertente assistere al siparietto. Non sono riuscita a dirgli nulla, ma in compenso ho ascoltato quel che ha raccontato: le prove del venerdì, l’emozione di quel palco e soprattutto l’emozione di poter cantare con Ted. Il tempo passa ancora, la mezzanotte ed un quarto è già ben trascorsa ed esce Feysal che non riesce nemmeno a fare un passo in più oltre le porte a vetri del Sistina. Baci, abbracci, foto e autografi, lui sinceramente stupito e felice di poter essere al centro dell’attenzione. Tutti si sprecano nel fare confronti tra lui ed Anderson, io tra me e me spero che riesca presto a farsi notare per quel che è e non per il confronto che inevitabilmente per ora attira.
Mezzanotte e mezza e poi l’una, di Ted nessuna traccia ed i bambini iniziano a lamentarsi un po’. Uscirà solo all’una ed un quarto, con moglie e figlia al seguito e qualche persona in attesa si lascia andare ad epiteti poco piacevoli che per fortuna non sono passati al di là delle porte a vetri.
Io non so cosa pensare: è vero che se c’è un impegno preso con i fans lo si rispetta, ma è altrettanto vero che alcune persone ieri sera tendevano a confondere la disponibilità con il totalmente essere al servizio dei fan. Boh.
Rimanere in attesa di Ted è un altro tipo di spettacolo, la maggior parte dei momenti in negativo. Con alcune persone si riesce a fare due chiacchiere per ingannare il tempo: sul teatro, sulla musica, sulle prossime rappresentazioni del Sistina… altre proprio se potessero ti strapperebbero il numerino di mano pur di passare davanti. Una signora accanto a me ha più volte rischiato di essere zittita in malo modo: faceva commenti acidi su ogni persona o gruppo che entravano nel foyer, criticava vestiti, scarpe, borse e gesti ed ogni frase la finiva così “ma è il modo di andare da Ted?”.
Nel frattempo Fabrizio-cronometro umano – sì sì, cronometrava proprio ogni gruppo per evitare litigi! – gironzola e per due volte esce a dare un avviso che non avrei mai creduto di sentire: occhio al portafogli. Sì, perché hanno scoperto che c’è gente che s’intrufola apposta tra coloro che aspettano fuori dal Sistina per poter fare man bassa di soldi altrui.
Il terzo avviso che dà è però quello che mi fa piangere… dalle risate!
“Vi prego, vi scongiuro - e giunge davvero le mani a preghiera - davanti a Ted non raccontategli tutta la vostra vita, non confessatevi e non mettetevi a cantargli canzoni come quella della Maddalena, che la settimana scorsa in tre lo hanno fatto e non se ne volevano più andare! E soprattutto non trattatelo come davvero fosse Cristo, perché, nonostante le apparenze, se lo fate lo imbarazzate moltissimo.”
Giuro, ho avuto le lacrime agli occhi dalle risate, povero lui!
Si fanno quasi le due e la moglie di Ted decide che è ora di andarsene. Lo saluta con un cenno non appena due persone se ne vanno, ma lui non è d’accordo. La prende per mano e si scosta di qualche passo verso i paravento. Ok, qui la mia curiosità ha vinto su un niente di privacy, ma devo dire che il saluto tra i due è stato molto tenero, soprattutto vista l’età che si ritrovano.
Arriva finalmente il mio momento, alle due e mezza.
Esordisco con un breve saluto e lui di rimando mi fa “Yu're back!”
Se, vabbè – penso io –
col cavolo che si può ricordare chi sono. Evidentemente questo pensiero ce l’ho scritto in faccia, perché aggiunge subito “ I remember you, Chiara.” Non tentenna mentre dice il nome, va sul sicuro subito ed io non posso che sgranare gli occhi e chiedermi se non ho capito male, perché mi sembra impossibile.
Vado però al sodo, ho due domande da fargli.
Gli chiedo qual è la sua estensione vocale e la sua risposta mi lascia completamente basita: “I have no idea.” Dice seraficamente.
Scherziamo?
L’interprete accorre, ma lui parla così lentamente che non fatico a capirlo. Racconta che più volte si è messo al piano per provare a capire fin dove può arrivare, tra note alte o basse, ma che questa cosa di capire quale sia il suo limite lo blocca tantissimo, perché lo porta a pensare troppo tecnicamente quando canta. Sa cosa può fare e non fare, ma non vuole sapere le note esatte.
Io non demordo e gli chiedo almeno quale tipo di preparazione usa.
Lui ride e sembra quasi sollevato. “Non mi fanno quasi mai domande del genere, sulla preparazione o sulle tecniche di canto. Meno male che qualcuno me lo chiede! Tutti mi raccontano di tutt’altro.” Sulla preparazione glissa, ma assicura che per tenere bene le corde vocali non ha mai fumato una sigaretta in tutta la sua vita e sta molto attento ad usare la voce quando parla normalmente. Ed effettivamente parla a voce molto bassa, quasi impostata secondo me, in netto contrasto con il solito modo di esprimersi americano.
Chiedo se sono previste altre date e lui afferma che sono in trattativa per una tournèe in Italia da ottobre-novembre, confermando quel che Feysal si era lasciato sfuggire all’uscita, ovvero una probabile tappa a Firenze, la sua città. A settembre torneranno al Sistina per le prove per lo spettacolo all’arena. Tra R&G e JCS, prevedo futuri spostamenti per il Bel Paese da ottobre in poi, meglio che mi metta a risparmiare già ora.
Ho preso una foto al merchandising, non tratta da JCS ma una sua recente e lui strabuzza gli occhi: “questa non la sceglie quasi mai nessuno! Dimmi perché hai preso questa, che ti racconto come l’ho fatta… ah, mi fai lo spelling di “Chiara”?” Ecco, se avevo un dubbio iniziale, questa volta non l’ho più. Gli rispondo che la foto mi piaceva proprio perché non tratta dal JCS (ehm… di Gesù preferisco l’originale) e lui racconta che fa parte di un progetto fotografico in memoria di Elvis Presley ideato dalla moglie del cantante scomparso.
I tre minuti sono quasi passati. Saluti, baci, abbracci e via, nel cuore della notte e nel cuore di Roma.
Ah, la domanda sul Papa? Sì, gliel’ho fatta, ma rispondo in privato a chi desidera.
Non ho altro da aggiungere, mi pare.