| Questo libro parla degli addii. Separarsi da una persona che amiamo, dalla città in cui siamo cresciuti, da un periodo felice della nostra vita, da una madre opprimente...è difficile, ma inevitabile. E' un saggio, non un manualetto che pretende di spiegarti come vivere, come spesso sono i libri degli psicologi di grido. L'ho trovato molto onesto e sofferto, forse perchè comincia, e finisce, con il racconto di esperienze vissute in prima persona dall'autrice.
Per chi non avrà voglia di leggerlo, riporto un piccolo brano che rende bene il senso del libro, che cita Andrè Gide e la sua interpretazione del mito di Achille per sottolineare quanto siano pericolosi i distacchi incompiuti o negati.
Una madre divina, Teti, afflitta, come le madri terrene, dall'ansia di proteggere il figlio, volle immergere il piccolo Achille nelle magiche acque dell'immortalità. Prese il piccolo per un piede e lo tuffò nel fiume Stige. Quel bagno rese l'eroe invulnerabile: frecce, pugnali e armi di ogni tipo nulla avrebbero potuto contro di lui. Ma il Fato non è sensibile alle struggenti manovre delle madri. Achille fu ferito mortalmente mentre, piegato su una fonte, cercava ristoro alla sua sete. Paride, aiutato da Apollo, scoccò una freccia e lo colpì al tallone: l'unica parte del suo corpo divino che - trattenuta dalla mano materna- non era stata bagnata dell'acqua degli dei. E proprio lì, dal punto in cui il distacco non era stato completo, la morte riuscì a ghermirlo.
Gianna Schelotto Distacchi e altri addii, pag 149 Mondadori
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