Animata da interesse non del tutto gratuito, vi sottopongo questa discussione sull'uso delle erbe spontanee nella gastronomia locale. Ovunque (in Italia e nel mondo) vi è l'uso di mangiare non solo specie vegetali coltivate ma anche specie spontanee. Ovviamente è un uso limitato perchè di queste erbe ne crescono piccoli quantitativi e solo in certe località e stagioni. Però è una tradizione molto interessante sia dal punto di vista storico-antropologico-culturale che dal punto di vista scientifico, in quanto spesso queste erbe hanno (o si crede che abbiano) proprietà curative nella cosiddetta "folk medicine".
Se conoscete qualche ricetta che utilizza erbe spontanee nella vostra zona, segnalatela qui! E chiedete ai vostri genitori e nonni: loro sì che sanno cosa raccogliere e cosa mangiare!
Io per oggi vi segnalo una pianta (la Clematis Vitalba) che ho raccolto con l'aiuto di esperti in questi giorni, e che prossimamente sarà oggetto di sperimentazione (culinaria e non solo) nei nostri laboratori. Gnamm!!
Da Wikipedia:
Clematis vitalba L. è una pianta arbustiva delle Ranunculaceae a distribuzione oloartica nota anche col nome comune di vitalba. In Italia è presente su tutto il territorio sino a circa 1300 m in incolti, boschi di latifoglie, macchie temperate.
Mostra un comportamento rampicante (la sua forma biologica secondo Raunkiaer è P.lian - fanerofite lianose) con fusti ramificati, che si allunga anche per 10-15 metri sugli alberi, sviluppando alla base tronchi legnosi anche piuttosto grossi. Il profumo è simile a quello del Biancospino. Fiorisce tra maggio e agosto a seconda della quota.
È una pianta velenosa
per la presenza di alcaloidi e saponine (in particolare protoanemonina), sostanze presenti anche in altri generi della famiglia, che si accumula soprattutto negli organi più vecchi. Può provacare irritazioni cutanee al contatto.
Morfologia
Foglie: opposte imparipennate sono formate ognuna da 3 - 5 segmenti di forma ovoidale-lanceolata. Sono peduncolate con i peduncoli ingrossati alla base, il margine è dentato o intero.
Fiori: ermafroditi, profumati, raggruppati in infiorescenze a cima bipara. Hanno 4 sepali petaloidei biancastro-verdasrti, numerosi stami e ovario supero pluricarpellare. L'impollinazione è entomofila.
Frutti: sono acheni dotati di una lunga estremità piumosa e disseminati dal vento.
Curiosità:
Viene usata in cucina utilizzando i germogli primaverili per le frittate ("frittata di vitalbini")
. A causa delle tossine comuni alla famiglia delle Ranunculaceae è consigliabile non consumarne grosse quantità. Bisogna utilizzare esclusivamente le parti molto giovani della clematide in cui la concentrazione delle sostanza tossiche è molto bassa.
In Nuova Zelanda è stata dichiarata "unwanted organism" (organismo non gradito) e non può essere propagata, distribuita o venduta. Rappresenta infatti, per la sua crescita veloce e vigorosa, una minaccia per le specie native.
In passato veniva chimata "erba dei cenciosi" in quanto i mendicanti erano soliti procurarsi irritazioni ed ulcerazioni con le foglie di questa piante allo scopo di impietosire i possibili donatori.
Questa pianta è inoltre annoverata come rimedio nei fiori di Bach con il nome di Clematis suggerita a chi sogna ad occhi aperti, è indifferente alla vita e fugge dalla realtà.