Santi, Patroni e non solo ...., (conosci la tua città)

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Brontolo
view post Posted on 13/1/2006, 16:44




Approfitto del fatto che il 13 gennaio, Sant'Ilario, si celebra il patrono di Parma, per aprire questo topic.
E' un piccolo riferimento alle radici della nostra cultura e della nostra storia: a volte sappiamo tante cose di paesi esotici e lontani e così poco dei luoghi in cui viviamo, spesso così belli, suggestivi, ricchi di cultura e tradizioni.
Quindi, pronti via ......

Sant'Ilario è un grande personaggio nella sto­ria della Chiesa dei primi secoli, e merita giustamente una memoria, seppur facoltativa, anche nel nuovo Calendario. « Come stella diana risplendente - è detto di lui nella Leg­genda Aurea - procedette tra le stelle più grosse ». La sua luce fu così chiara, anche in mezzo alle altre « stelle », cioè ai grandi Santi del suo tempo, che nel 1851, quasi millecin­quecento anni dopo la sua morte, venne pro­clamato Dottore della Chiesa.
Era nato, nel secondo decennio del IV seco­lo, a Poitiers, in Francia. Viene perciò detto Ilario da Poitiers. Di famiglia pagana, cercò a lungo nella filosofia la via della verità. Quan­do poi lesse il Vangelo, si accorse di essere alla sorgente stessa della luce, e si convertì. Aveva moglie e una figlia, ma pur nello stato laicale condusse, dopo la conversione, vita quasi monastica. Per le sue virtù e per la sua sapienza venne eletto, verso il 350, Vescovo di Poitiers, subito dopo essere stato battezza­to, per comune volontà del clero e del popolo. Vescovo attivo e agguerrito, si batté contro gli eretici di Francia, e venne esiliato dal­l’Imperatore Costanzo, protettore dell'Ariane­simo, un'eresia derivante da Ario, prete ales­sandrino le cui dottrine venivano a distrug­gere la divinità di Gesù Cristo.
In Oriente, il maggior campione contro l’Aria­nesimo fu Sant'Atanasio, che incontreremo il 2 maggio. In Occidente, Sant'Ilario sostenne la stessa parte, di difensore dell'ortodossia cattolica, cioè di quella dottrina che dal Con­cilio di Nicea, nel 325, era stata fissata con le parole passate nel Credo: « Credo in Gesù Cristo, fglio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero".
Esiliato in Oriente, nella Frigia, I'infaticabile avversario dell'Arianesimo venne a contatto con le Chiese dell'Asia minore, dove cresce­vano vigorose, non solo le eresie, ma anche le nuove dottrine teologiche. Fu per lui quin­di un'esperienza preziosa, anche se dolorosa, e quando tornò in Occidente si trovò ricco di nuovi mezzi dottrinali per la lotta contro gli Ariani.
Ilario ha, tra l’altro, il poetico merito di es­sere stato il primo innografo della Chiesa. Altro grande merito di Sant'Ilario di Poitiers fu quello di sostenere, prima di Sant'Agostino, l'armonia tra Fede e Ragione, tutt'e due doni di Dio, e quindi non contrastanti, ma al con­trario concordi, anche se di diversa natura. Alle fatiche dell'apostolato, il Vescovo Ilario alternò quelle della sua laboriosissima penna, scrivendo opere di teologia, di esegesi, di dom­matica, di storia, di apologetica, di polemica. Vergò innumerevoli lettere. Importantissimo fu poi un suo commento sul libro dei Salmi. Morì non vecchio, ma carico di opere, di meriti, di gloria e anche di miracoli. E si racconta che al momento della sua morte la stanza venne invasa da una luce così vivida che gli occhi non la potevano sostenere: la luce della sua saggezza, che aveva illuminato la Chiesa e guidato tante anime fuor dall'oscu­rità dell'errore.

Brontolo
 
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blackeyes
view post Posted on 14/1/2006, 13:31




......per Faenza:

La Madonna delle Grazie
patrona principale della Città di Faenza e della Diocesi di Faenza-Modigliana
La cronaca latina del convento di S. Andrea in Vineis, composta negli ultimi decenni del XV secolo, dice che l’Immagine della B. V. delle Grazie, che ora si trova in Cattedrale, fu dipinta nella Chiesa di S. Andrea “in vineis” (attualmente S. Domenico), nel 1412, come immagine votiva per la liberazione da una pestilenza, liberazione ottenuta per le preghiere espiatrici fatte in quel luogo, dopo
l’apparizione della Vergine Maria a certa signora Giovanna.
La Vergine sarebbe apparsa in atteggiamento ritto, con le braccia aperte e tenendo nelle mani tre frecce spezzate, ad indicare la collera di Dio fermata per l’intercessione delle preghiere di Maria.
La cronaca testimonia che questo fatto avvenne nel 1412. Anche uno scrittore ravennate contemporaneo, autore di una cronaca degli arcivescovi di
Ravenna, parlando della morte dell’arcivescovo
De Pileo, avvenuta in quell’anno, scrive che
“egli finì la sua vita nell’anno dell’Incarnazione del Signore 1412, quale fu dappertutto valida pestilenza”.
Il 12 maggio (seconda domenica del mese) del 1420, nella chiesa di S. Domenico fu consacrato un altare in onore di quella BEATA VERGINE detta DELLE GRAZIE.
Nel 1420-21 fu istituito presso il convento di S.Domenico un consorzio o Confraternita di devoti della B. V. delle Grazie, a cui il ministro generale (25 luglio 1421) concesse la compartecipazione al merito di tutte le buone opere fatte nell’ordine domenicano. Era probabilmente una Confraternita già esistente di Laudesi, o Battuti Bianchi, che si riuniva per cantare le Lodi della Vergine Maria, conforme alle consuetudini del tempo.
Una pergamena del sec. XVII esistente nell’Archivio della Confraternita ci ridice un particolare privilegio, dal Padre il Frate Homberto generale dell’Ordine dei Domenicani, concesso ai devotis fidelibus utriusque sexus de congregatione Beatae Mariae Fratres Faventiae, datato 1261, anche se era un privilegio generale.
I Confratelli si radunavano nell’Oratorio attiguo al convento di S. Domenico ed era intitolato a S. Pietro in Vincoli, da cui il nome della Confraternita che lo mantenne anche quando spostò la sede nella piazza dietro il Duomo, dopo che l’Immagine fu traslocata nel 1760.
Un codice in pergamena del sec. XV, che tempo fa apparteneva senza dubbio alla confraternita, ritrovato nei depositi della Biblioteca Vaticana, porta questa testimonianza. Il codice comincia:

[I]n lo nomine de Dio. Amen.
Gli anni de quello sieno MCCCCXXVI ed è ancoy die XX de Aprile.
Qui se comenza un librozolo de la compagnia di batudi di servi de Sancta Maria de le gracie.
El quale gli infrascripti homini de la dicta Compagnia anno facto fare questo librozolo.
I nomi sieno quisti: maestro Matio de Lipo, maestro Mengo de maestro Antonio barbiero, i quali hanno facto fare a tucte sue spexe questo librozolo per la compagnia de Sancta Maria da le gracie.
La quale compagnia fo primieramente prinzipiada da fra Zohanne de Benedeto da la Ganga,
priore de dicto lugo.

Da questo preambolo apprendiamo che la compagnia, o confraternita delle Grazie ebbe principio in S. Domenico (nel 1420-21) per opera di fra Giovanni di Benedetto della Ganga, priore del convento - Priore del dicto lugo, - cioè luogo, ossia del convento di S. Domenico di Faenza, situato nel sobborgo Ganga.
Il codice suddetto che si è cominciato a scrivere il 20 aprile 1426 a spese dei confratelli maestro Matteo di Lipo e maestro Mengo di maestro Antonio barbiere, due popolani, si riferisce appunto a questo uso del canto nelle confraternite dei battuti. Esso contiene una “tavola, ovvero, repertorio” di “laude” in volgare e altrettante orazioni (o ad oremus), che dovevano recitarsi coi relativi versetti dopo il canto di ciascuna lauda. Il maggior numero di esse riguarda la Beata Vergine, altre sono su Gesù e la santa Croce, gli Apostoli ed Evangelisti e altri santi; le due ultime laude, una a sant’Emiliano e l’altra al beato Nevolone, sono certamente faentine, perché, per quanto si sappia, questi due santi non furono venerati fuori della nostra città.
Ci sono poi le Litanie dei Santi, secondo l’antico rito domenicano, perché la nostra confraternita era costituita in una chiesa dell’ordine. Nelle litanie dei domenicani la Madonna riceve i titoli di “Mater Misericordiae, Regina Angelorum, Domina Angelorum, Domina Coelorum, Via errancium, Medicina infirmorum, Consolacio mestorum” e si prega “ut civitatem istam cum omni populo suo pacificare, regere digneris”. Il codice, secondo le formule del tempo, finisce con queste parole: “Finito libro referamus gratias Christo. Amen. Qui scribsit scribat, semper cum Domino vivat. Deo gratias. Amen”
(cfr. Lanzoni, Nuovi documenti, Boll. Dioc. 7-5-1921)

La Beata Vergine Maria, col titolo di MADONNA DELLE GRAZIE è Patrona principale della Diocesi di Faenza-Modigliana. Tale fu proclamata nel 1931 e incoronata “Nomine Pontificis” e riconfermata anche quando alla Diocesi di Faenza fu unita parte della diocesi di Modigliana.
Nel 1765 l’Immagine fu portata dalla Chiesa di San Domenico nella Cattedrale e collocata nella Cappella del transetto, dedicata allora ai santi apostoli Pietro e Paolo, e fu affidata alla Confraternita che da allora ne cura il culto.
Ricordiamo in particolare i momenti in cui la città vide l’intervento miracoloso della Celeste Patrona:
- 1630 - Una pestilenza devastò l’Italia settentrionale (la peste del Manzoni), ma si fermò a nord-ovest della città e Faenza rimase illesa.
- Il 18 maggio 1631 il card. Cennini, Vescovo di Faenza incoronò l’Immagine della B.V. delle Grazie e la città offrì le chiavi d’argento.
- 1781 - Faenza fu colpita da un terribile terremoto, ma non vi fu neppure una vittima. Fu istituita allora, come ringraziamento, la FESTA annuale del VOTO, il 4 Aprile, festa che ancora si celebra.
- 1835 - Faenza fu liberata dal Colera. Come ringraziamento l’Immagine della B. V. delle Grazie fu posta sulle cinque porte della città.
- L’Immagine della B. V. delle Grazie é venerata anche a Varsavia dove fu portata, a metà del 1600, da un missionario faentino e il suo culto si è diffuso tanto che nel 1653, a rendimento di grazie per la liberazione dalla peste, fu inviato come Ex Voto a Faenza lo stendardo detto “VOTUM VARSAVIAE” che tuttora pende dalla cupola del Duomo.
- Nel 1985, la cappella della Madonna fu dichiarata SANTUARIO DIOCESANO dal Vescovo Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi.
- Nel 1991, per la celebrazione decennale, il venerdì precedente la Festa solenne, si é svolto il Pellegrinaggio Cittadino a partire da quattro punti della città, idealmente le quattro porte, riunendosi in Cattedrale dove il Vescovo con il clero e i fedeli rinnovò l’Atto di Affidamento della città e Diocesi alla Vergine delle Grazie. Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi ha stabilito che questo rito si compia ogni anno come voto alla nostra Madre e Regina.
- Ricordiamo infine la solenne consegna che il Papa Giovanni Paolo II lasciò ai Faentini, alla fine della Celebrazione tenuta in piazza, in occasione della sua visita alla Romagna il 10 Maggio 1986:

“Lascio alla vostra città e Chiesa di Faenza questa missione che viene espressa con il nome amatissimo della Madonna, Maria, Vergine Madre di Dio, delle Grazie. Vorrei offrirvi di nuovo questo CARISMA con cui la vostra Chiesa vive da tanti secoli e che viene espresso con questa Immagine, tradizione, religiosità e devozione alla Madonna delle Grazie”.



 
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ildabella
view post Posted on 15/1/2006, 13:40




Non lo sapevo.. esiste un S. Foca...
(mi viene una battutaccia ma mi astengo: temo gli strali di MT!! )

SAN FOCA, L'ORTOLANO martire

Foca l’Ortolano, martire di Sinope, santo, sue reliquie insigni sono conosciute, già alla fine del VII secolo, sia a Roma che a Costantinopoli. Alcune di queste sono all’altare maggiore di S. Marcello al Corso. Il Piazza ricorda l’esposizione della testa a S. Marcello.
5 marzo - In Antiochia il natale di san Foca Martire. Dopo molte ingiurie sofferte nel nome del Redentore, trionfò felicemente dell’antico serpente. Ciò è confermato ancora oggi ai popoli con questo miracolo, che, se alcuno è morso da un serpente, appena tocca con fede la porta della Basilica del Martire, subito, resa vana la forza del veleno, viene risanato.

[ Tratto dall'opera «Reliquie Insigni e "Corpi Santi" a Roma» di Giovanni Sicari ]

Edited by ildabella - 15/1/2006, 13:44
 
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riminirimini
view post Posted on 15/1/2006, 14:09




RIMINI - SAN GAUDENZIO

Sulla figura di S. Gaudenzio esistono tradizioni diverse. Gli elementi comuni alle varie tradizioni indicano Gaudenzio come un efesino che, intorno al IV sec., venne inviato dal Vescovo di Roma a Rimini per annunciare il Vangelo. Divenuto Vescovo della città (probabilmente il proto-Vescovo) Gaudenzio continuò nella sua opera di evangelizzatore: convertì numerose persone, lottò contro i nemici della fede, operò grandi prodigi e, secondo la tradizione attestata dal culto, morì martire.

Gaudenzio nacque ad Efeso nell’Asia Minore. Giunto a Roma fu battezzato, poi ordinato sacerdote e consacrato vescovo. Inviato a Rimini come pastore, combattè vigorosamente i residui di paganesimo e l'eresia.
Nell’anno 359 partecipò al Concilio di Rimini indetto dall’Imperatore Costanzo II, appositamente convocato per condannare Ario; allorchè se ne profilò la vittoria, Gaudenzio, con altri diciassette vescovi, abbandonò il concilio e si ritirò in una piccola cittadina vicina e che dopo questo evento fu chiamata la Cattolica. Rientrato a Rimini, attaccò apertamente le posizioni ariane. Arrestato dal preside dell'imperatore Costanzo, fu strappato dalle mani dei giudici e linciato dai seguaci di Ario, il 14 ottobre del 360. Durante il suo episcopato ordinò Diacono Marino, il santo fondatore della vicina Repubblica.
San Gaudenzio - il cui culto è comunque molto antico - è il patrono di Rimini e festeggiato il 14 ottobre.





Per me che lavoro ad Ancona il giorno di festa è però il 4 maggio...

ANCONA - SAN CIRIACO

Originario, secondo una tradizione, della Palestina. Un testo apocrifo racconta che, ebreo di nome Giuda , assunse il nome di Ciriaco dopo essersi convertito. Divenuto vescovo di Gerusalemme, subì il martirio insieme alla madre Anna, sotto Giuliano l’Apostata. Secondo un’altra tradizione, appena convertito Ciriaco sarebbe venuto in Italia, ad Ancona, dove è venerato fin dall’Alto Medioevo. Dopo un lungo episcopato, durante un pellegrinaggio sui luoghi santi, sarebbe stato martirizzato, sembra, verso il 135. Una terza tradizione racconta invece che egli non sarebbe mai giunto in Italia e che le sue reliquie furono trasportate ad Ancona nel secolo V, per volontà di Galla Placidia.

In greco, Ciriaco significa “dedicato al Signore”. Così si chiamano vari santi, e tra essi il patrono di Ancona, titolare della cattedrale che dal monte Guasco domina la città e il porto. Qui il culto per lui dura da un millennio e mezzo. Ma non c’è una storia certa della sua vita: abbiamo solo tradizioni incomplete e non sempre concordanti tra loro. Secondo una di esse, egli era un dotto ebreo di nome Giuda; si fece poi cristiano (chiamandosi Ciriaco) dopo aver visto disseppellire nella zona del Calvario quella che fu ritenuta la vera Croce di Gesù (ne aveva promosso la ricerca, nella prima metà del IV secolo, Elena, madre dell’imperatore Costantino). Questa tradizione aggiunge che Ciriaco fu poi vescovo di Gerusalemme, e che morì martire sotto l’imperatore Giuliano, detto dai cristiani “l’Apostata” per il suo conflitto con la Chiesa. Una seconda tradizione dice che Ciriaco il convertito venne in Italia, fu vescovo di Ancona, e trovò poi morte violenta in Palestina, dove era tornato in visita. Però non c’è alcun indizio di un suo ministero episcopale ad Ancona; qui il primo vescovo sicuro è san Marcellino (V secolo), di cui si conserva tuttora un prezioso codice liturgico. Ma in base alla tradizione anconetana registrata anche dal Martirologio Romano, e a giudizio di studiosi moderni come Mario Natalucci, un altro scenario pare più attendibile: Ciriaco è venuto sì ad Ancona; ma solo da morto, avendo trascorso tutta la vita in Palestina, onorato come testimone del ritrovamento della Croce. A quel tempo gli anconetani insistevano per ricevere da Gerusalemme i resti del primo martire cristiano, santo Stefano (che erano stati ritrovati nel 415), per collocarli in una chiesa a lui dedicata. La richiesta non fu accolta, pur essendo “appoggiata” da un personaggio potentissimo: Galla Placidia, figlia dell’imperatore Teodosio I, sorella degli imperatori Onorio e Arcadio, moglie poi di Costanzo III e madre di Valentiniano III. Si volle tuttavia venire incontro a lei e agli anconetani, donando loro le spoglie di Ciriaco, anch’egli venerato e in fama di martire. Così incomincia la storia autentica del legame tra Ancona e Ciriaco: quelle spoglie arrivate nel V secolo si trovano oggi nell’alta cattedrale, dove Ciriaco e Stefano sono raffigurati in due plutei marmorei dell’XI secolo. La città farà di lui il suo patrono principale, incidendo poi la sua immagine nelle monete. Anche oggi, nel giorno della sua festa, continua a vivere un’amabile tradizione: si distribuiscono ai fedeli mazzolini di giunchi benedetti. È un richiamo alla leggenda secondo cui la cassa con i resti di Ciriaco arrivò galleggiando sulle onde; e poi, grazie appunto a una corda fatta di giunchi attorcigliati, a forza di braccia raggiunse la terra anconetana.

 
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la_barista
view post Posted on 17/1/2006, 10:29




SEGRATE (MI) - SAN ROCCO

Grazie a Carlo che mi ha fatto venire la curiosità di scoprire chi è il patrono delle mia città!

San Rocco è un santo molto conosciuto e venerato in Italia, benchè sia francese. Nasce tra il 1345/50 a Montpellier (Francia), in una famiglia benestante, forse nobile, cristiana. All'età di 20 anni resta orfano di padre e madre e decide, forse spronato dalle ultime parole del padre morente, di seguire Gesù Cristo. Lascia tutti i suoi beni, veste l'abito da pellegrino e parte per Roma. Durante il suo pellegrinaggio si dedica alla assistenza e guarisce molti malati di peste in modo miracoloso. La sua fama di guaritore si diffonde. A Piacenza si ammala anche lui. Soffre così tanto che è allontanato dall'Ospedale perché "disturba" con i suoi lamenti. Resta solo in un bosco dove verrà salvato da un cane che gli porterà pane tutti i giorni. Il padrone del cane, Gottardo, incuriosito dal suo comportamento, lo seguirà e così conoscerà e diventerà poi il suo unico discepolo.
Ripartito verso Montpellier, in un località non nota (probabilmente in Italia) viene fermato e sospettato di spionaggio. Verrà messo in prigione perché si rifiuterà di dire il suo nome, in quanto aveva fatto voto di non rivelarlo per non godere dei benefici derivanti dalla sua nobiltà. Lì rimarrà, per 5 anni, morendovi il 16 agosto tra il 1376 ed il 1379.

San Rocco è ricordato quindi per il suo amore (ricambiato) per gli animali ed è solitamente rappresentato con il cane che gli porta da mangiare.
In Italia quasi 60 località portano il suo nome e a lui sono dedicate oltre tremila tra chiese, oratori e luoghi di culto. La sua festa si celebra il 16 agosto, anche a Segrate dove si fa una piccola sagra con bancarelle, spettacoli folkloristici e fuochi d’artificio.

LaB smile.gif

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PS. PARE che San Rocco sia anche il protettore delle famiglie numerose (San Rocco e i suoi fratelli) e delle donne sole (San Rocco Siffredi) ma queste ultime informazioni mi paiono sinceramente poco attendibili. dry.gif

Attached Image: mp_20San_20Rocco1.jpg

mp_20San_20Rocco1.jpg

 
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franca
view post Posted on 17/1/2006, 11:57




Il mantello tipico dei pellegrini si chiama "sanrocchino" (vedi Manzoni)

franca
 
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Mauribello
view post Posted on 17/1/2006, 12:14




Ora se mi data un pò di tempo vi metto a conoscenza di una cosa molto particolare che abbiamo qui a Roma...visto che si parla di santi.... laugh.gif



Sulla riva destra del Tevere di fronte alla basilica di S.Paolo fuori le mura, è situata la chiesa di S. Passera ohmy.gif



Santa Passera nasce da una distorsione fonetica popolare di "Abbas Cirus" (Padre Ciro), attraverso alcune varianti quali: Abbaciro, Appaciro, Appacero, Pacero, Pacera, ed infine Passera.

Le origni della Chiesa non hanno datazione certa. Secondo la tradizione i corpi di due martiri, Ciro e Giovanni, un medico di Alessandria di Egitto e un soldato di Edessa divenuto suo discepolo, furono crocifissi e decapitati a Canopo in Egitto nel 303, durante la persecuzione di Diocleziano.........................In seguito i due corpi sarebbero stati trasportati a Roma, ma al riguardo non si hanno notizie certe.



Per altri particolari o cercate tramite Google "Chiesa di S. Passera", oppure www.romaspqr.it

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franca
view post Posted on 17/1/2006, 12:16




CITAZIONE (Mauribello @ 17/1/2006, 12:14)

Sulla riva destra del Tevere di fronte alla basilica di S.Paolo fuori le mura, è situata la chiesa di S. Passera ohmy.gif


Sorella di S.Cirillo

franca
 
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Mauribello
view post Posted on 17/1/2006, 12:19




CITAZIONE (franca @ 17/1/2006, 12:16)
CITAZIONE (Mauribello @ 17/1/2006, 12:14)

Sulla riva destra del Tevere di fronte alla basilica di S.Paolo fuori le mura, è situata la chiesa di S. Passera ohmy.gif


Sorella di S.Cirillo

franca

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Lorella-
view post Posted on 17/1/2006, 12:45




CITAZIONE (la_barista @ 17/1/2006, 10:29)
SEGRATE (MI) - SAN ROCCO


Il padrone del cane, Gottardo, incuriosito dal suo comportamento, lo seguirà e così conoscerà e diventerà poi il suo unico discepolo.

Curiosità. Il paese in cui ahimé lavoro e in cui doppio ahimé ho vissuto per un tot d'anni festeggia San Rocco il 5 marzo con una sagra molto sentita. Inoltre un paese vicino si chiama proprio San Gottardo (non so se sia lo stesso).

C'è un sottile fil rouge...


lori
 
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Mauribello
view post Posted on 17/1/2006, 12:49




CITAZIONE (Lorella- @ 17/1/2006, 12:45)
CITAZIONE (la_barista @ 17/1/2006, 10:29)
SEGRATE (MI) - SAN ROCCO


Il padrone del cane, Gottardo, incuriosito dal suo comportamento, lo seguirà e così conoscerà e diventerà poi il suo unico discepolo.

Curiosità. Il paese in cui ahimé lavoro e in cui doppio ahimé ho vissuto per un tot d'anni festeggia San Rocco il 5 marzo con una sagra molto sentita. Inoltre un paese vicino si chiama proprio San Gottardo (non so se sia lo stesso).

C'è un sottile fil rouge...


lori

San Rocco viene festeggiato in varie parti d'Italia è il santo patrono di diversi paesi happy.gif
 
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Lorella-
view post Posted on 17/1/2006, 13:04




Sì, ma casualità vuole che questo santo si festeggi a Segrate e al mio paese, per questo parlo di fil rouge...


lori



Edited by Lorella- - 17/1/2006, 13:05
 
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NdB-Magik Freiheit
view post Posted on 30/1/2006, 23:16




Il mittttico Santo, amato e venerato all over the world....

SANDA N'COOOOL!!!! - San nicola

Figura affascinante e misteriosa, quella del vescovo di Mira, il Patrono dei Baresi, dei marinai e un po' anche dei ladri, visto che le Sue ossa furono trafugate da un gruppo di miei concittadini qualche tempo fa.
Alcuni lo ricordano come S. nicola di Bari, altri come S. nicola di Mira; non cambia molto, tuttavia, l'importante è che abbia le tre palle.
Difatti si suole rappare "E D' BAR SOL JE' SO' U' RE/ P'CCE' D' PALL, N' TENG TRE!!

da Wikipedia

San Nicola di Mira fu un vescovo nella seconda metà del IV secolo della città di Myra (antico nome di Demre, nella Licia in Asia minore, l'attuale Turchia). È il patrono dei bambini, ragazzi e ragazze, scolari, farmacisti, mercanti, naviganti, pescatori, profumieri, bottai, nonché delle vittime di errori giudiziari e degli avvocati; nel mondo è conosciuto prevalentemente con il nome di Santa Claus o Santa Klaus; in Italia è conosciuto anche come San Nicola di Bari, dal nome della città della Puglia che ne custodisce le spoglie a partire dall'XI secolo. È all'origine della figura di Babbo Natale.
Nel 1087 una spedizione navale partita dalla città di Bari (che era passata sotto il dominio normanno) si impadronì delle spoglie del Santo, che nel 1089 vennero definitivamente poste nella cripta della Basilica eretta in suo onore. La leggenda narra di 62 marinai che trafugarono le spoglie rischiando la vita e che, una volta approdati a Bari, posero la prima pietra della Basilica là dove i buoi che trainavano il carico dalla barca si fermarono irrevocabilmente. Gli animali sono ricordati nella decorazione della Basilica di San Nicola, nelle statue che li rappresentano ai lati del portale maggiore. Ai 62 marinai è invece dedicata una strada nella città vecchia.
Il santo è oggi patrono, oltre che dei marinai, anche dei commercianti e per questo la sua effigie figura nello stemma della Camera di Commercio di Bari. Secondo la tradizione il 5 dicembre portava i doni (la strenna) ai bambini buoni. In alcuni paesi dell'Europa orientale, la tradizione vuole che porti una verga ai bambini non meritevoli, con cui i genitori possano punirli. A Bari il culto è molto sentito, e la prima domenica di Maggio si festeggia il Santo con una lunga festa che ripercorre l'evento traslazione delle sue ossa nella città trascinando una caravella sul lungomare.


PS: commento della Barese.
E CHE FESTA, RAGAZZI!!!
 
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silviachicca
view post Posted on 25/8/2006, 00:35




Il patrono dell'Aquila è S. Massimo...di cui so ben poco...
Sono qui per parlarvi della Perdonanza Celestiniana...Sapete che a L'Aquila esiste una Porta Santa? Una di quelle porte che, se attraversate “veramente pentiti” dei propri peccati, fanno sì che il peccatore riceva l'indulgenza da tutte le sue colpe... Celestino V è il Papa che Dante posizionò all'inferno per aver rifiutato il ruolo di Pontefice...La Perdonanza è la più grande manifestazione che si svolge a L'Aquila e a livello religioso ha un'importanza mondiale, ma purtroppo è sconosciuta ai più. Accanto all'evento religioso, si rievoca il momento storico con un corteo in abiti d'epoca (in teoria) e la città si anima di concerti, mostre e spettacoli vari...

Per chi vuole saperne qualcosa...Buona lettura!

Il nome Perdonanza deriva dalla Bolla del Perdono che Papa Celestino V emanò dall’Aquila alla fine di settembre del 1294. L’eremita Pietro Angelerio da Morrone era nativo di Isernia (secondo la versione più accreditata dagli storici) e aveva scelto, come luoghi per la predicazione, quelli dell’Abruzzo interno. Tra questi, l’Aquilano e il circondario di Sulmona, la città di Ovidio, in provincia dell’Aquila. Il 5 luglio 1294, dopo due anni di contrasti (successivi alla morte di papa Niccolò IV), il Conclave, riunito a Perugia, designò il monaco – fondatore di un ordine che per secoli ha avuto, per l’appunto, il nome dei Celestini – come Pontefice. Un corteo accompagnò il Papa da Sulmona all’Aquila, alla Basilica di Collemaggio, da lui stesso fatta erigere alcuni anni prima, e dove gli furono consegnati le vesti pontificali il 29 agosto 1294, davanti a una folla immensa e, soprattutto, a re Carlo d’Angiò e a Carlo Martello. Celestino V fu protagonista di un papato brevissimo: si dimise – unico caso della storia per un Pontefice – nel dicembre dello stesso anno e morì nell’esilio di Fumone (in provincia di Frosinone) due anni dopo. Alcuni seguaci del suo ordine trafugarono successivamente le sue spoglie mortali e le portarono nella basilica dell’Aquila di Santa Maria di Collemaggio, dove tuttora riposano. Fu canonizzato nel 1313 con il nome di San Pietro Celestino. In quei pochi mesi di pontificato, Papa Celestino lasciò alla città dell’Aquila, ma anche al mondo intero, un’eredità di portata straordinaria. Alla fine di settembre del 1294, infatti, proprio dalla basilica di Collemaggio emanò una Bolla con la quale concedeva un’indulgenza plenaria e universale a tutta l’umanità, senza distinzioni. Un evento eccezionale, visto che accadeva in un periodo in cui il perdono era spesso legato alla speculazione e al denaro. La Bolla di San Pietro Celestino, che introduceva i concetti di pace, solidarietà e riconciliazione, poneva solo due condizioni per ottenere il perdono. L’ingresso nella basilica di Collemaggio, nell’arco di tempo compreso tra le sere del 28 e del 29 agosto di ogni anno, e l’essere “veramente pentiti e confessati”. Sei anni prima della Bolla di Bonifacio VIII, che istituiva l’Anno Santo ufficiale della Chiesa, all’Aquila era nato il Giubileo. Un Giubileo che, per un giorno, si ripete ogni anno. Gli Aquilani hanno sempre custodito gelosamente la Bolla della Perdonanza, oggi conservata nella cappella blindata della Torre del Palazzo Comunale. Gli antichi statuti civici vollero che, proprio perché erano stati i cittadini a proteggere il prezioso documento, fosse l’autorità civile a indire la Festa del Perdono, rispettando, comunque, il dettato di Papa Celestino. E ancora oggi è il Sindaco del capoluogo abruzzese a leggere la Bolla del Pontefice, poco prima dell’apertura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio da parte di un Cardinale designato dalla Santa Sede. L’apertura della Porta Santa, la sera del 28 agosto, è preceduta da un lungo corteo storico (circa 1.000 figuranti in costume d’epoca, in rappresentanza del gruppo storico del Comune dell’Aquila, di altri gruppi di città italiane, oltre che a esponenti di amministrazioni e al rappresentante del Governo) che, nel primo pomeriggio, parte dal Palazzo Comunale verso Collemaggio. I personaggi più importanti del corteo sono la Dama della Bolla, che porta l’astuccio nel quale fino al 1997 era conservata la Bolla del Perdono (dopo il suo restauro a cura dell’Istituto Centrale del Libro di Roma, avvenuto proprio in quell’anno, il documento papale viene condotto separatamente alla basilica di Collemaggio, come da indicazione dei restauratori stessi), e il Giovin Signore, che porta il ramo d’ulivo con il quale il Cardinale percuote per tre volte la Porta Santa, ordinando, in questo modo, la sua apertura. Anche il ramo, come la Bolla e le chiavi della Porta Santa della basilica di Collemaggio (la chiesa è di proprietà del Comune), è conservato nel forziere della Torre Civica. La Bolla del Perdono rimane esposta per un giorno intero all’interno della Basilica di Collemaggio e viene riportata in Comune la sera del 29 agosto, dopo la chiusura della Porta Santa, operata dall’Arcivescovo dell’Aquila. L’autenticità della Bolla della Perdonanza, la cui commemorazione è accompagnata, da circa 20 anni, da una settimana di feste, concerti, rassegne, convegni e mostre, è stata confermata dal Vaticano. Nel 1967, infatti, Papa Paolo VI, all’atto della revisione generale di tutte le indulgenze plenarie, ha confermato quella di Celestino V, annoverandola al primo posto dell’elencazione ufficiale.

P.S. Dallo scorso anno faccio parte del coro diocesano che anima la liturgia (composto da più di 150 persone)...Domenica 27 andrà in onda su RaiUno la diretta della nostra messa...mentre il 28 e 29 tutta la manifestazione sarà in diretta su TRSP in mondovisione tramite il satellite...ma non chiedetemi dove si trovi questo canale! :lol:
 
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riminirimini
view post Posted on 25/8/2006, 07:30




CITAZIONE (silviachicca @ 25/8/2006, 01:35)
P.S. Dallo scorso anno faccio parte del coro diocesano che anima la liturgia (composto da più di 150 persone)...Domenica 27 andrà in onda su RaiUno la diretta della nostra messa...mentre il 28 e 29 tutta la manifestazione sarà in diretta su TRSP in mondovisione tramite il satellite...ma non chiedetemi dove si trovi questo canale! :lol:

Canale 886 di Sky... :)
 
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