| Ho finalmente visto questa versione-anniversario di Jesus Christ Superstar. Anniversario di che? Boh, forse della messa in scena precedente… Il teatro è il Sistina di Roma, la regia di Massimiliano Piparo. Tutto, e dico tutto, è basato sulla presenza di Ted Neeley, il Gesù del film di Norman Jewson del 1973. Su di lui e sul film. Premetto che adoro questo musical e il film suddetto, conosco tutti i brani, l’ho visto e canticchiato decine di volte. Dopo tante premesse non so da dove iniziare, forse meglio dall’assente: la regia. O meglio, c’è ma è come se la facesse qualcuno di noi. Praticamente è una rivisitazione del film: costumi e ambientazioni molto simili, per non dire identici. Addirittura le proiezioni riproducono le rovine presenti nel film, che è stato girato in terrasanta negli anni ’70, e non gli edifici del tempo. Nessuna innovazione, nessuna idea, nessuna originalità. Sì, una scena originale, quella di Erode con le maschere della commedia dell’arte, Pinocchio, due scolaretti e il cubo abecedario con l’interno imbottito. Sforzo inutile, a quel punto tanto valeva scopiazzare anche quello. Io non sono una persona che cerca l’originalità a tutti i costi, ma in questo caso il didascalico diventa banale e le proiezioni davvero inutili. Lo spettacolo è tenuto in piedi solo dal cast e, soprattutto dal mito Ted Neeley. Che sia costruito su di lui lo si capisce da tutta la comunicazione, dal marketing, dal merchandising. Non credo sia possibile un tour senza di lui, anche se tecnicamente potrebbe essere sostituito. Lui è fantastico: che abbia settant’anni si vede e si sente, ma ci mette tutta la sua energia e nei brani clou, tutta la sua potenza. Negli altri, in effetti, si risparmia molto, ma credo sia una scelta scontata. Parlando degli altri, Paride Acacia, senza nome in cartellone, fa un Hannah perfetto anche se molto didascalico. Ripeto, è uguale a quello del film. Per scelte di copione ha qualche battuta in più poiché il consiglio dei sacerdoti è in effetti un duetto e Hannah canta anche le parti degli altri. Il resto del consiglio è interpretato da specie di figure incappucciate di spalle (?!?). Shel Shapiro, perfetto visivamente, lo è molto meno vocalmente. Mi è venuto il sospetto che non prenda i bassi di Caifa e spesso sussurra rendendo incomprensibili le battute. Io le sapevo a memoria, ma gli altri? Beh, essendo in inglese molte battute erano comunque incomprensibili ai più. Caifa è stato reso con una gestualità molto ripetitiva, soprattutto nel primo atto, mentre nel secondo, viene introdotta una esclamazione ciclica (tipo Al Pacino in Scent of a woman) che maschera un po’ il fatto che non si sentano i finali di frase. Insomma, mi ha un po’ deluso in effetti, pur se la presenza scenica fa moltissimo. Pilato-Pau non mi ha detto niente nel primo atto, dove ha reso anonima la bellissima “Il sogno di Pilato”, ma si è rifatto alla grande nel secondo: interpretazione davvero ottima, ironica, dolente, perplessa, incuriosita, come Pilato deve essere. Simona Molinari-Maddalena l’avevo letta dipinta piuttosto male e quindi partivo con aspettative basse. Invece niente male: certo non una personalità prepotente, ma un’interpretazione di tutto rispetto. Judas, interpretato dal giovanissimo Feysal Bonciani, altro nome non in cartellone, è stato preso, evidentemente, come clone di Carl Anderson. In effetti sembra lui. E’ davvero molto bravo, vocalmente e come interpretazione. Pietro, Simone e Giuda tutti all’altezza. La musica dal vivo fa la differenza: avere quelli che suonano lì davanti è tutta un’altra cosa. Cose assolutamente non belle sono state: la scena dei lebbrosi che non sommergono Gesù, che quindi non ha ragione di ribellarsi; la morte di Giuda che viene inseguito da delle specie di pipistrelli di varie altezze che sono più ridicoli che minacciosi, la confusione di ruoli con i 12 apostoli che dopo l’ultima cena si trasformano (stessi interpreti perfettamente riconoscibili) in folla inferocita dando l’impressione che siano gli stessi apostoli a volere morto Gesù. Superstar, che merita discorso a parte. Anzi, non descrivo la scena perché chi va a vederlo è giusto che la scopra da solo. A me non è piaciuta, ma non è detto che non debba piacere. Dopo aver descritto più o meno dettagliatamente alcune parti, dando l’impressione di non aver gradito lo spettacolo, passo alla parte emozione. Io adoro questo musical, l’ho già scritto, ma lo ripeto. Non avrei mai pensato di poter vedere dal vivo un mito visto solo in dvd. E invece è successo. Anche solo per questo vale la pena andare a vederlo. Il mito in questione, tra l’altro, è un personaggio curioso: a parte che l’aver interpretato Gesù per 40 anni lo ha reso un po’ bipolare, ama il contatto con il pubblico e non respinge nessuno che abbia voglia di rivolgergli la parola. Anzi, è un gran chiacchierone ed ha anche voglia di parlare e raccontare. Che tipo!
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