Cabaret, Compagnia della Rancia - Edizione 2015/2016

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view post Posted on 30/1/2016, 16:27




Un paio di settimane fa ho assistito al nuovo allestimento di “Cabaret” firmato da Saverio Marconi per la Compagnia della Rancia.
Sarò particolarmente severo, e scenderò nei dettagli (attenzione, parlo anche del finale), perché questo spettacolo è probabilmente il musical che amo di più fra quelli “classici”.

FOR DUMMIES: Berlino, 1931. Cliff Bradshaw, giovane scrittore statunitense, giunge a Berlino in cerca di ispirazione; affitta quindi una camera e comincia a frequentare il Kit Kat Club, noto locale di cabaret del quartiere. Qui conosce Sally Bowles, con cui si ritrova a condividere la camera per qualche mese…

Cosa dire? Sono entrato in sala senza nutrire particolari speranze, memore della precedente edizione (con Michelle Hunziker nel ruolo di Sally Bowles… il ruolo dell’intramontabile Liza Minnelli, per intenderci).

Per fortuna, per quanto riguarda la messa in scena, ho dovuto ricredermi: abbandonati i riferimenti al film ed ogni lustrino della precedente edizione, Marconi decide di seguire la via indicata da Sam Mendes (regista supremo e sublime, se non lo conoscete recuperatelo) nel 1993 e confeziona uno spettacolo finalmente ambientato in una cornice di decadenza, di povertà e di degrado: esattamente quella che dovrebbe essere.

Scenografia essenziale: un telo impolverato ed un’insegna luminosa per identificare il Kit Kat Club, alcune porte di legno grezzo e qualche oggetto di scena per gli altri pochi ambienti. La particolarità: la scenografia emerge continuamente dal pavimento grazie alle funi di scena… in pratica, il pavimento è come un enorme libro pop-up. Bello. Bravo Saverio.

La trama risulta forse un po’ semplificata, a causa di alcuni tagli su particolari abbastanza descrittivi: viene quindi poco approfondito il rapporto fra Ernst Ludwig e Cliff, che si risolve non in una sincera amicizia per buona parte dello spettacolo ma in una conoscenza superficiale fra due persone, forse anche leggermente rivali in amore; le tendenze sessuali di Cliff stesso sono molto edulcorate, riducendolo un po’ a un gigione imbranato col sesso opposto.

Emerge comunque bene il tema dello spettacolo: tutto ciò di cui non ci interessiamo si muove e ci colpisce, più o meno direttamente, anche se noi non ce ne accorgiamo. Di fondo alle vicende dei protagonisti avvertiamo costantemente il muoversi della macchina nazista, e il suo progressivo avvicinamento. “La politica? Ma che cosa c’entra con noi?” dice Sally, senza avere idea che invece cambierà tutto.

Mi spiace molto non abbiano usato il finale originale: viene messo in scena quello più recente, col grande fischio che porta via la musica e lascia solo il silenzio di fronte al vagone dove vengono rinchiusi i personaggi colpevoli dei “crimini” che ben sappiamo; personalmente preferisco invece quello in cui i personaggi principali della storia ripetono le frasi forti dello spettacolo alla luce della situazione politica pienamente formata.


Il cast… nota dolente. Sinceramente, sono stufo di sentir acclamare la Compagnia della Rancia come i massimi detentori delle “arti di Broadway” quando, sia in Pinocchio (visto a novembre) che in questo spettacolo, non ho visto un performer, dico uno, in grado di poter competere con la concorrenza delle produzioni originali. Giampiero Ingrassia non è un performer. Punto. E’ un buon attore, ma non è un performer. Non è un Alan Cumming, un Raul Esparza, un Neil Patrick Harris e chi più ne ha più ne metta. Stessa cosa dicasi per tutto il cast. La Compagnia della Rancia vuole essere il punto di riferimento per il musical anglosassone in Italia? Molto bene, ne hanno la potenzialità, ma tirino fuori dal mazzo dei performer come si deve. Al momento, se facciamo un confronto, siamo imbarazzanti.

Ingrassia recita un MC che ricorda il direttore di un circo: molto poco affabile, anzi più cinico e distante dal pubblico, in controtendenza al volere il personaggio come ideale ponte fra pubblico e vicenda; Mauro Simone interpreta il Cliff più piatto che si sia mai visto dal 1966 ad oggi… sinceramente NOIOSO. L’unica all’altezza del ruolo è Giulia Ottonello, che si rivela una brava attrice, incredibilmente nella parte, e una buona cantante; la sua Sally si muove nel solco tracciato da Jane Horrocks nell’allestimento di Mendes: vediamo una ragazza fragile, ma determinata, mossa principalmente dalla ricerca di affermazione personale e dalla rabbia per le miserie della vita.

Al solito, non posso esprimermi in modo concreto sulle coreografie, non ne ho veramente la capacità; le ho trovate gradevoli e in linea con la messa in scena, e da profano va bene così.

Trovo invece davvero imperdonabile non suonare dal vivo questo spettacolo. L’orchestra dovrebbe essere parte integrante dello spettacolo, parte attiva anche in termini di recitazione: è a tutti gli effetti un personaggio. “Cabaret” su basi è inquietante… e per di più, ho trovato un’amplificazione veramente poco adeguata.

Insomma, tirando le fila… mi è piaciuta tanto la regia: bravo Saverio, mi piaci, anche “Pinocchio” dal quel punto di vista è un gran bello spettacolo, godibile e ben gestito. Se ci fosse stato un cast davvero memorabile a supporto di queste belle idee, e la musica dal vivo, indubbiamente sarei uscito in lacrime.

Comunque andate a vederlo, è interessante.
 
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view post Posted on 18/4/2024, 12:13
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